venerdì 8 febbraio 2013

Emanuele Dabbono life: musica e poesia senza compromessi

Dalla prima canzone suonata con la chitarra alle scuole medie, al secondo disco che uscirà nel 2013; da X Factor, ai palcoscenici più importanti d'Italia; dai libri bianchi che colorava da bambino, alla pubblicazione di un libro per Feltrinelli. 

In una breve intervista la storia di un musicista del nostro tempo.


Tutto è cominciato con un foglio bianco. Il padre, operaio in una tipografia, gli portava a casa fantastici libri, non stampati ma perfettamente rilegati. Per Emanuele, che da bambino avrebbe preferito in regalo una macchinina, quei fogli bianchi sono diventati sin dai suoi primi anni di vita uno spazio creativo, un vuoto da riempire, prima di segni e disegni, poi di parole; solo più tardi di musica e testi.

Ho iniziato a suonare la chitarra alle scuole medie. La prima canzone che sono riuscito ad eseguire è stata Desperado degli Eagles. Di lì ho compreso profondamente ed intimamente il valore delle emozioni che una semplice canzone poteva trasmettere e la forza comunicativa della musica. Da quel giorno non ho più smesso di suonare e comporre nel tentativo di trovare una strada tutta mia. Quei libri bianchi sono diventati i miei quaderni di appunti.

Durante un viaggio in Irlanda ho avuto ulteriore conferma di quelle che fino ad allora erano state semplici intuizioni. Ero a Doolin, un paesino di pescatori. Sono entrato insieme ad amici in un pub noto per le live session di musica tradizionale. Seduti a bere avvertivamo di non essere graditi. Non capivamo se si trattasse degli abiti o che altro; poi, quando ci hanno mostrato il palco e fatto capire che avremmo dovuto esibirci in qualche modo perché lì era la regola per ogni avventore, sono salito e ho suonato. La gente partecipava. Applaudiva. Era felice. La comunicazione, dopo il momento di tensione iniziale, si faceva sempre più calda. Ecco. Questo è per me fare musica: interagire con il pubblico e traslocare emozioni. Per i concerti non preparo mai una scaletta, ma solo una quarantina di brani. Vado a braccio e scelgo i pezzi sulla base del pubblico che ho davanti, ascoltando e percependo le loro reazioni. Certo per i musicisti che suonano con me non è semplicissimo ma è così che deve essere”.

Dopo "Trecentoventi", album  uscito nel 2012 con la band dei Terrarossa, sta per essere pubblicato il secondo dal titolo "La velocità del buio". Come nascono le tue canzoni? Da dove l'ispirazione?

Le mie migliori canzoni sono nate a Genova in sopraelevata. Ho sempre con me l'Iphone, canto, scrivo, annoto e la canzone prende forma. Tutto è occasione per inventare un brano. Dal fare la spesa ad osservare la gente per strada. L'importante è essere in sintonia con quello mi sta intorno”.

Oltre ai dischi hai scritto un libro,“Genova di spalle”, e un secondo è in uscita. Come sono nati?

“Il primo è una storia di sopravvivenza in provincia. E' un romanzo breve con un linguaggio volutamente semplice, adolescenziale. Avendo fatto per anni l'educatore, ho concepito il libro come storia di formazione, scritto sotto forma di diario per raccontare il bello e il brutto dell'adolescenza di un ragazzo ligure, tra gite in montagna, partite di calcio, primi baci alle ragazzi, cassette dei Pink Floyd, vacanze con gli amici, corse in bicicletta, feste di paese e soprattutto i rapporti con la sua famiglia e i suoi coetanei.
Una volta scritto l'ho inviato a tutte le case editrici. La pubblicazione, nel 2010, è stata a cura del Gruppo Albatros e le vendite molto al di sopra delle aspettative. La sorpresa è stata che pensavo di aver scritto un libro malinconico, invece molti lo hanno trovato divertente, addirittura comico. Ho continuato a scrivere e il prossimo libro, una raccolta di poesie, s'intitolerà “Musica per lottatori” e uscirà entro l'anno per l'editrice Feltrinelli.

Tu che hai avuto una grande popolarità con la partecipazione alla prima edizione di X Factor consiglieresti ad un giovane di partecipare ad un talent show televisivo?

“Trattandosi della prima edizione non potevo immaginare come fosse il programma. Sapevo solo che il vincitore si sarebbe portato a casa un contratto discografico. Per me è stata un'esperienza utile, ma non lo consiglierei ad un musicista perché non credo che emergere in un talent possa essere la soluzione. Ad un giovane agli esordi suggerirei piuttosto di andare a vivere e suonare all'estero; oppure lavorare assiduamente ad un progetto e proporsi alle case discografiche solo dopo aver maturato un proprio stile. Il tutto per evitare il rischio di manipolazioni perché, nei talent, tentano in tutti i modi di plasmarti a partire dal look per finire all'identità musicale. Io ho rifiutato il contratto con la Sony per un disco di Cover proprio perché non corrispondeva alla mia idea di musica.

Sei pentito della tua scelta?

"Assolutamente no perché se l'uomo e l'artista devono essere una cosa sola, occorre coerenza. E io, all'autenticità, non rinuncio".


Emanuele Dabbono, 36 anni, cantautore genovese, è stato uno dei protagonisti della prima edizione di X Factor, talent show televisivo andato in onda per la prima volta su Rai2 nel 2008, aggiudicandosi il terzo posto dietro a Giusy Ferreri e ai vincitori Aram Quartet. All'indomani del successo di X Factor, ha rifiutato la proposta discografica della Sony per la registrazione di un album di cover preferendo pubblicare un EP con canzoni sue per l'etichetta Edel.
A fine 2011, prima sulla piattaforma iTunes ed in formato disco nell'aprile del 2012, insieme al gruppo dei Terrarossa ha pubblicato il primo disco dal titolo "Trecentoventi" per l'etichetta Grace Orange/Halidon. E' passato un anno dall'uscita di "Trecentoventi" ed ecco che il 2013 darà alla luce il secondo album: “La velocità del buio”, il cui titolo prende spunto dalla riflessione di Emanuele su quanto sia facile, oggi, veicolare ed amplificare informazioni dettate dall'ignoranza e da un approccio mordi e fuggi con il mondo, piuttosto che dalla cultura o dalla voglia di sapere. Ma la luce in fondo al tunnel c'è perché per Dabbono, di fronte al vuoto che avanza, ci sono piccole luci e ancore di salvezza da scovare per non farsi schiacciare dalla banalità.  Musicalmente, il disco segna un'evoluzione nel sound dei Terrarossa. 

Per saperne di più: 
http://www.dabbono.com

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