sabato 28 gennaio 2017

Riflessioni sul Giorno della Memoria e su quanti dicono che la Shoah sia stata solo uno dei tanti genocidi commessi dall'uomo

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Don't Forget Me Illustrazione di Matteo Merli



ll Giorno della Memoria (27 gennaio) non è il Giorno dei morti e non è nemmeno la Giornata di tutti i Genocidi anche se è sempre doveroso guardare non solo al passato ma anche al presente e ai diversi luoghi del mondo.
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza importante per ricordare ogni anno i 15 milioni di vittime dell'Olocausto rinchiusi e uccisi nei campi di concentramento nazisti prima e durante la Seconda Guerra mondiale. 
Di questi, sei milioni di morti erano ebrei: il loro genocidio viene chiamato Shoah.
A mio parere non è corretto mischiare morti e genocidi confondendo la storia e le sue regole. Vengono chiamati genocidio gli atti commessi dall'uomo con l'intenzione di distruggere un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. In questo senso qualsiasi sterminio è un orrore e non esistono morti più nobili di altri ma non bisogna fare confusione perché inquinare le acque genera mostruose ambiguità favorendo il qualunquismo e l'oblio, invece di radicare una memoria viva e attiva che generi anche un Sentimento. 
Dire che "sono morti gli ebrei ma anche i nativi americani o gli armeni o i ruandesi o i bosniaci o gli attuali yazidi" non ci aiuta a capire ma solo a confondere memoria e cultura, perché ogni strage, ogni genocidio, ogni scempio, ogni crimine contro l'umanità ha ragiorni diverse, situazioni diverse, ingiustizie diverse, carnefici diversi.
L'Olocausto e la Shoah hanno riguardato l'Europa e sono stati genocidio con metodi scientifici, messo in atto da parte della Germania nazista fino al 27 gennaio 1945, quando i carri armati dell'esercito sovietico sfondarono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz in Polonia. Da quel giorno, quel campo è diventato il luogo simbolo della discriminazione e delle sofferenze di chi è stato internato perché ebreo, zingaro, omosessuale o perché professava idee politiche diverse da quelle di chi era al potere.
Nel 1933, in Germania, salì ai vertici il partito nazista di Adolf Hitler che instaurò un regime dittatoriale: tutti i diritti democratici vennero soppressi, partiti e libertà di stampa aboliti, ogni forma di opposizione al regime annientata. Nel 1935 vennero poi emanate le leggi di Norimberga; in nome del mito della razza ariana vennero aboliti i diritti civili degli ebrei e di altre etnie e di gruppi invisi al regime, come gli zingari e gli omosessuali. 
Era l’inizio di una persecuzione che avrebbe portato nel giro di dieci anni allo sterminio di ebrei in tutta Europa. Durante la seconda guerra mondiale, infatti, in tutti i territori occupati dai nazisti gli ebrei vennero catturati e inviati nei lager, dove chi era impossibilitato a lavorare veniva immediatamente eliminato. Coloro che erano in grado di lavorare morivano facilmente a causa delle disumane condizioni di lavoro e di vita, oppure si ammalavano.
In Italia gli ebrei cominciarono ad essere perseguitati a partire dal 1938 quando Mussolini, imitando Hitler, emanò le leggi razziali.
Con le leggi razziali gli ebrei vennero esclusi da tutte le scuole statali, dal servizio militare e dagli elenchi telefonici. 
Gli ebrei, per i nazisti, erano l’incarnazione del male assoluto. L’Europa del nuovo ordine poteva quindi nascere solo con il loro sterminio fisico, con la sopravvivenza di un’unica razza pura, quella ariana. Fu allora che iniziarono a funzionare a tempo pieno le prime camere a gas, i campi della morte, i campi di lavoro, i lager. Nel corso della guerra, la rete dei lager si ampliò e si diffuse con l’afflusso di nuovi deportati fino a configurarsi come un gigantesco sistema di sfruttamento del lavoro forzato.
I campi di sterminio vennero istituiti nei territori dell’Est europeo, con la finalità di eliminare ebrei e zingari. Intere comunità furono cancellate per sempre. Fu un orrore senza precedenti nella storia.
Le quattro grandi fabbriche della morte entrarono in funzione tra il marzo e il giugno del 1943: ogni unità era fornita di stanze per la vestizione dei deportati, di vani in cui avveniva l’esecuzione (tramite l’immissione di ossido di carbonio o acido cianidrico), di fornaci per l’incenerimento dei cadaveri. Dopo le esecuzioni, si azionavano i ventilatori per aerare le camere, si toglieva il catenaccio dalla porta e le squadre degli addetti entravano per innaffiare i cadaveri con spruzzi d’acqua e poi trascinarli fuori. I corpi non giacevano sparpagliati, ma accatastati l’uno sull’altro. Il gas fatto penetrare dall’esterno, infatti, era letale prima all’altezza del suolo e raggiungeva gli strati d’aria superiori solo poco alla volta. Quando i morti erano stati trasformati in cenere, le camere a gas e le stanze di vestizione venivano ripulite per ospitare i componenti della tradotta successiva. Le vittime erano state uccise e dopo essere state bruciate, le loro ceneri venivano sminuzzate, triturate fino a ridursi a una polvere impalpabile. I nazisti s’ impegnavano a non lasciare nessuna traccia delle loro vittime.
Per questo c'è la Giornata della Memoria. Inoltre, non basta “non dimenticare” bisogna prendere coscienza che l'abbandono dei valori portanti della nostra civiltà: libertà individuale, uguaglianza, solidarietà può sempre in qualunque momento portare a nuove forme di intolleranza e violenze razziste. Questa è la nostra storia. Queste le nostre ferite. Ciò non significa che altre storie siano meno importanti. Ognuna è un dramma a parte e va ricordato nel giusto contesto individuando vittime e carnefici.
Quindi, sono dell'idea che andrebbe istituita la Giornata Mondiale di tutti i Genocidi, ma non trovo corretto che si faccia confusione sminuendo, anche se in modo ingenuo e approssimativo, il valore e la memoria dello sterminio degli ebrei e con essi degli zingari e degli omosessuali.




Alle donne vittime di mariti violenti posso solo dire: SALVATEVI!

Penso che ogni giorno dell'anno dovremmo ricordare le donne che subiscono violenza. Da figlia di una donna che di botte ne ha ...