martedì 31 dicembre 2013

Brindisi di Capodanno


Brindo a voi, mio sangue, mio segno indelebile: Emilio, Celeste, Leonilde, Cesarina. Nomi d'altri tempi per anime antiche.


Brindo a mia madre che, passati gli 80 anni, non ha ancora imparato la gratitudine verso la vita: maledice il vento, il caldo, il freddo, la luce, il buio, il giorno, la notte in un' ultima età segnata da "insormontabili" fastidi.

Brindo agli amici che se ne sono andati proprio il giorno in cui, stanca di compiacerli, ho iniziato ad amarli dicendo loro ciò che pensavo.

Brindo ai narcisisti, ai manipolatori che ho imparato a riconoscere ad occhi chiusi: vampiri senz'anima incapaci d'amore, condannati a piacere per piacersi.

Brindo a una donna che da giovane, e solo perchè contrariata, offendeva la gioia passando la maggior parte del tempo al buio in un letto. Ora, nello stesso letto, è costretta da una lunga e dolorosa malattia.

Brindo alla chimica del mio corpo che non vuole funzionare;

Brindo a chi ho accanto ma non mi conosce; a chi non chiede mai come sto o cosa penso; a chi mi dà per scontata; a chi,inutilmente, ricorda di avere una famiglia solo a Natale.

Brindo ai nemici che sconfiggerò con un sorriso.

Brindo all'onestà; ai fragili; ai vinti; ai Paperino e ai Vil Coyote.

Brindo agli amici ancora sconosciuti che un giorno varcheranno la mia porta e ceneranno con me a lume di candela.

Brindo alle affinità elettive; ai fratelli e alle sorelle del mio cuore.

Brindo alla poesia, alla danza, alla musica, al cinema, alla letteratura, alla fotografia.

Brindo alla Bellezza che mi commuove ovunque la colga; ai pensieri leggeri e agli atti creativi.

Brindo alle rivoluzioni e all'anarchia; alla coerenza, ai valori dei nonni, alla semplicità.

Brindo ai miei figli, grandi maestri di vita e stelle polari nel mio cammino.

Brindo ai libri che non ho scritto, ai quadri che non ho dipinto, ai viaggi che non ho fatto, ai profumi che non ho annusato, ai mari che non ho navigato, alle montagne che non ho visto, ai popoli che non ho incontrato.

Brindo alle cose che non capisco e al silenzio profondo e distante con il quale ho iniziato questo nuovo anno, che m'impegno di custodire come un bene prezioso per il tempo che mi resta.

Brindo al mio cuore pazzo che da un po', senza preavviso, mi batte forte in petto. 

Brindo agli anni passati e a quelli che verranno con un solo sentimento da condividere: Speranza.




giovedì 26 dicembre 2013

Tempesta di Natale




fotografia di Marco Click Ferrando



La forza del vento stravolge il paesaggio. 
Cambia le persone. 
Cappotto, cappuccio, stivali, spruzzi di sale sul viso.

Mani gelate. Cuore caldo. Respiro in affanno. Vene che pulsano. Sangue che scorre in arterie sfilacciate e contorte come percorsi di vita.

Procedo controvento in una solitudine irreale.
E' l'ora dei ricordi. Lascio che le immagini arrivino. Le accolgo. A colori o in bianco e nero, non importa. Non filtro. Non elaboro. Non penso.

Il mare sfacciato mi bagna le labbra, un vortice inatteso mi ruba la sciarpa.
Fortunale di corpi, anime, tronchi d'albero e copertoni. 



Tempesta di Natale.

Nel tempo dei bilanci la mente esonda per le troppe burrasche.
Un passo dopo l'altro riaffiorano i volti ritrovati e persi
Amici dimenticati.
Amori accennati, altri fraintesi.

Poche le cartoline: la fredda notte dei miei 12 anni, con mio fratello addormentato sul passeggino e la nebbia che si tagliava col coltello; 
le montagne dei miei zii coperte di neve nelle feste di famiglia; 
il funerale di mio padre in un grigio mattino di gennaio quando la terra, coperta di brina bianca, per solidarietà col mio dolore si era fatta così dura da sfiancare i becchini nello scavare la fossa.

Il mare inquieto di dicembre è ansia spazio-temporale.  
Le barche sono in allarme ma restano lì, sulla battigia, a scrutare l'orizzonte come marinai in congedo, riluttanti all'idea di dover riprendere il largo.

Il vento del nord mi parla di un abete pieno di luci e del presepe innevato di mia madre - sublime regina dei contrasti - con bianchi minareti d'oriente e laghetti di stagnola dove danzavano minuscole ochette di plastica.

E' tardi. Torno a casa.
La notte, come me, digrigna i denti prima di affrontare, al buio, il rumore sinistro del vento.









martedì 3 dicembre 2013

Lupus in Fabula, a Genova un'interessante mostra dedicata ai personaggi delle fiabe a cura di Marco Toschi


Valeria Chiara Puppo, coreografa e performer interpreta Pinocchio




Chi, da bambino, non si è addormentato ascoltando le fiabe narrate da una nonna, una mamma, un papà, un nonno, una sorella, un fratello maggiore?

Tutti, a nostro modo, sin dai primi anni di vita abbiamo immaginato, affrontato ed elaborato i mostri paurosi dell'infanzia grazie ai protagonisti delle storie più antiche, tramandate da secoli: la strega malvagia di Biancaneve, il lupo avido di Cappuccetto Rosso, il crudele Barbablù, l'ingenuo Pinocchio e molti altri ancora.

Con “Lupus in Fabula” il fotografo Marco Toschi ha scelto di fare un viaggio dentro e fuori dal tempo per una “mise en scène” di carattere prettamente teatrale nella quale prendono vita i personaggi archetipici che più spesso ricorrono nelle fantasie dei bambini.

In scenari volutamente surreali e in alcuni casi totalmente decontestualizzati, vivono e agiscono personaggi fiabeschi interpretati da attori-modelli, mai disgiunti da un'emozione prepotente, da un pathos ad un tempo arcaico e contemporaneo, riconoscibile da chiunque si trovi di fronte alle opere fotografiche di Toschi e sia cresciuto alla luce orrida, accecante, rasserenante o fioca dei magici racconti della sera. 

Elaborate dalla cultura dei popoli in ogni luogo e tempo, le “fabulae” evocano situazioni che consentono al bambino di affrontare le difficoltà della propria esistenza; utili perché permettono di tradurre in immagini gli stati d'animo interiori e trasportare nella realtà significati nascosti.

Il bimbo, nella prima infanzia, è attraversato da forme comportamentali animistiche per cui l’elemento magico del fiabesco appare essenziale. Ed ecco che i personaggi delle fiabe entrano in azione a suggerire, con linguaggio semplice, i grandi temi dell'esistenza: 

il bene, il male, la crudeltà, l'odio distruttivo, il lutto, l'invidia, l'amicizia, la solidarietà, la fratellanza, l'amore disinteressato, il soprannaturale. 

In sostanza, sin dai primi anni di vita, le fiabe ci pongono di fronte ai principali problemi umani (il bisogno di essere amati, la sensazione di essere inadeguati, l’angoscia della separazione, la paura della morte) esemplificando le situazioni e rendendo chiaro ciò che nella realtà è confuso. 

Anche gli adulti hanno bisogno di fiabe per allentare le tensioni interiori e risolvere conflitti, per liberarsi dalle catene di un'esistenza non conforme ai bisogni più autentici e iniziare a viaggiare verso il proprio Sè. Ed è per questo che Toschi dedica, soprattutto a loro, il suo punto di vista su alcuni tra i più controversi personaggi delle favole. 

Nell'allestimento dei singoli set fotografici, dedicati a Biancaneve, Pinocchio, Barbablu', Moglie di Barbablu', Gretel, Uomo di Latta e Raperonzolo un contributo determinate è dato dalla mano esperta della Make Up artist Marzia Pistacchio, curatrice del progetto artistico e specializzata in trucco teatrale, che ha realizzato il make up dei protagonisti ed elaborato i diversi posticci, dedicando ad ogni maschera studi approfonditi che rendessero nel migliore dei modi il senso magico e tragico della “fabula” perché, come scrive saggiamente Paolo Coelho:


“In ogni istante della nostra vita abbiamo un piede nella favola e l'altro nell'abisso”







Locandina della mostra che si terrà a Genova il 7 e l'8 dicembre 2013




Alle donne vittime di mariti violenti posso solo dire: SALVATEVI!

Penso che ogni giorno dell'anno dovremmo ricordare le donne che subiscono violenza. Da figlia di una donna che di botte ne ha ...