domenica 1 agosto 2021

L'insostenibile leggerezza dei no vax


Non sono un’estremista, non sono una fondamentalista. Sono una persona pratica che come vocazione e scelta di vita si prefigge di risolvere i problemi senza girarci troppo attorno. Di ogni aspetto o questione analizzo i pro e i contro perché gli schieramenti tout-court mi stanno stretti. Inoltre, da attitudine giornalistica, mi documento, leggo, studio, cerco di farmi un’opinione il più possibile obiettiva, perché penso che nessuno abbia in tasca la verità, quella piccola cosa preziosa che tutti con grande presunzione pensano di avere a portata di mano come lo smartphone, ma che solitamente sta nel mezzo se non altrove, oltre le nostre capacità di comprensione.

In questi mesi, ormai dobbiamo purtroppo dire anni, ho riflettuto e studiato molto su quello che sta accadendo a livello mondiale da quando il termine PANDEMIA è entrato prepotentemente nelle nostre vite prendendo il sopravvento su ogni notizia e azione del vivere civile, condizionando le nostre esistenze dentro un sistema di regole che limitano libertà che ritenevamo acquisite.

Quello che fino al 2019/20 pensavamo si potesse definire “libertà” ha assunto da un mese all’altro sfumature diverse obbligandoci prima in casa, poi solo in cortile, poi solo al caffè preso fuori dai bar, fino ad un ritorno a una pseudo normalità estiva, senza certezze sul domani. 

Il lockdown generalizzato ha paralizzato le società di tutto il mondo provocando una crisi economica senza precedenti che gli esperti paragonano a quella dell'ultimo dopo guerra e che si protrarrà per lungo tempo, anche perché il capitalismo e lo sfruttamento cinico delle risorse stanno impoverendo il pianeta destinandolo ad altre pandemie e prospettandoci scenari drammatici.

Mentre ci lamentavamo a voce alta per le rinunce che imponevano coprifuoco, chiusure di attività, di vita sociale, la morte della cultura e degli spettacoli dal vivo, la fine di tutto quello che avevamo conosciuto fino a quel momento, c’era chi moriva, chi dentro le terapie intensive combatteva per ogni respiro senza sapere quale sarebbe stato l’ultimo, chi, negli ospedali, lavorava strenuamente per limitare i danni provocati dal Covid, chi chiuso nelle case di riposo o nelle rsa viveva in penosa solitudine interminabili e tristissimi giorni, chi non poteva andare a scuola e godere con pienezza della sua esistenza di bambino, adolescente, ragazzo.

Per paura di morire abbiamo sospeso le nostre esistenze e ne abbiamo sofferto lamentandoci e arrabbiandoci perché ritenevamo ingiusto un sistema di regole tanto rigido e costrittivo, mai conosciuto prima. Qualcuno per consolarsi sbandierava l’inutile: ne usciremo migliori; altri come me pensavano che non saremmo che peggiorati e che il fondo lo avremmo toccato presto perdendo per strada dignità, decoro e valori.

Poi sono arrivati i vaccini, benedetti da alcuni e osteggiati pervicacemente da altri, in genere da chi non crede nella scienza ed è poco avvezzo a quello che sono le procedure di chi lavora e testa farmaci e salvavita. Essendo cresciuta in una famiglia piuttosto istruita, con un padre di fede illuminista e profondo promotore della scienza e della medicina, non ho mai avuto nulla da eccepire sui vaccini c’erano, ci sono, li abbiamo subiti quando eravamo piccoli e le informazioni in merito non esistevano e grazie ad essi molte malattie pericolosissime sono state definitivamente debellate. Credo, inoltre, che la scienza - in senso filosofico e non solo - sia molto più intelligente e democratica dei tanti post che chiunque improvvisa sui social. Infine, per mia formazione positivista, faccio fatica a vedere complotti in ogni dove. Non escludo comunque che buona parte di ciò che ci è stato raccontato in questo tempo ansioso sia stato gonfiato dalla volgarità dei media, come sono abbastanza convinta che questo tipo di virus non abbia origini naturali ma sia scaturito da esperimenti di laboratorio, non necessariamente fatti a scopo aggressivo.

Quindi, per evitare di incorrere nelle tifoserie che odio con tutta me stessa, su un tema tanto difficile da comprendere con i pochi strumenti e le poche conoscenze che ho a disposizione non essendo io né una scienziata, né una virologa o infettivologa, ho scelto di affidarmi a ciò che vedo e a ciò che l'esperienza personale mi ha permesso di sapere, andando oltre il solito dualismo in cui amiamo socialmente dividerci. 

Ho conosciuto famiglie distrutte che hanno perso i loro cari a causa del Sars-Cov 19, così come ho ascoltato testimonianze di persone, anche giovani, che sono uscite traumatizzate dal ricovero in terapia intensiva dove ogni giorno e ogni notte sentivano e vedevano morire un vicino di letto e tra un respiro stentato e l’altro - aggrappandosi disperatamente a quel poco di ossigeno che il virus e la polmonite bilaterale gli concedevano di assorbire - trascorrevano il tempo chiedendosi quando sarebbe stato il loro turno. Di esempi relativi ad esperienze e conoscenze dirette ne potrei elencare a decine, ma mi fermo qui. 

Questi semplici dati, dovuti a un’osservazione priva di pregiudizi, mi hanno convinta della gravità di una patologia che a seconda dell’ospite può distruggere non solo i polmoni ma l’intero sistema cardiovascolare creando in molti casi problemi per tutta la vita. Cazzate? Può darsi ma le lacrime di chi ha perso un genitore, un marito, un figlio durante questi anni terribili per me meritano rispetto e valgono più di qualsiasi altra ipotesi fantasiosa su Bill Gates, il 5G, la sterilizzazione di massa, la dittatura sanitaria e varie. 

In aprile, nonostante mille precauzioni e zero vita sociale ho contratto il Covid in forma leggera con un po’ di tosse, una notte di febbre e tanto mal di testa.  Mi è andata bene perché sono un soggetto a rischio. La malattia, dopo aver fatto l'iter e le procedure previste, mi ha consentito e mi consente tuttora - grazie al certificato di avvenuta guarigione - di entrare in casa di riposo dove mia mamma molto anziana è ospite da qualche anno, portarla a passeggiare o a prendere un caffè sulla sua sedia a rotelle, guardare insieme il mare e trascorrere del tempo con lei, dopo tanta distanza, tante lacrime da parte mia e tanto dispiacere. Ho fatto di tutto per avere il Green Pass (non è facile ottenerlo se non si è stati vaccinati) e sono felice di questa opportunità. Era un mio diritto, ma ho lottato per averlo e l’ho fatto per amore di mia madre, non di certo per andare al cinema!

Se non avessi avuto il Covid, non avrei comunque esitato un attimo a fare il vaccino o frequenti tamponi pur di stare accanto a una donna di quasi 95 anni, che ogni giorno perde qualcosa della persona che era, che è stanca di trascinarsi in una quotidianità che non accetta perché non poter camminare è umiliante e doloroso, e che si avvicina velocemente alla fine del suo passaggio su questa terra. 

Se mi dicessero che per vederla e poterla abbracciare devo farmi inoculare sei-otto-dieci dosi di vaccino di ogni genere oltre a berne un flacone, lo farei perché sono fermamente convinta che ci siano cose più “alte” e significative delle nostre idee su questo o quello e della tutela ad oltranza del "nostro bene" individuale. Penso, infatti, che la nostra vita debba essere guidata da scelte d’amore e non da paure, miserie ed egoismi. 

Il club degli eletti non mi piace.Vivo in una collettività e voglio farne parte. La società crudele, cinica e imbrogliona impone carte verdi, vaccinazioni e tamponi? Si. 

Sono d’accordo? No, ma per regalare un sorriso e un abbraccio alla persona che mi ha dato la vita sono disposta a tutto e non mi sfiora alcun dubbio. Lo stesso farei per le altre persone che amo. Family First! 

Tutto questo per dire che le polemiche, le prese di posizione, le guerre puniche, quelle persiane e le crociate mi annoiano a morte perché per me hanno senso solo quando non si hanno responsabilità o non se ne vogliono assumere. Credere di essere talmente “sacri” e “inviolabili” da bypassare qualsiasi regola e sentimento mi sembra un atteggiamento da persone prive di empatia. Lo stesso per chi, in nome di un ipotetico - ribadisco ipotetico - “complotto” rinuncia a fare felice qualcuno.

Certo, se non ci fossero le regole, se non ci fossero i confini, se non ci fossero i direttori sanitari, se non ci fossero e i presidenti del consiglio, se non ci fossero i presidenti della repubblica, se non ci fossero le istituzioni europee, se non ci fossero i virologi, se non ci fossero i medici, se non ci fossero i detestati politici e le carte verdi tutto sarebbe più bello e più facile, ma così non è e con i SE, i MA, i PERO’ non si va da nessuna parte, si resta fermi in un punto a guardare il mondo che corre veloce con tutte le sue problematiche e i suoi dubbi.

Per me l’amore illumina ogni cosa e vince su tutto e se per amore di mia mamma (non della discoteca o del ristorante) dovrò, allo scadere del Green Pass dei guariti, farmi vaccinare per poterla incontrare e regalarle gli ultimi sprazzi di gioia lo farò, trattenendo il respiro, cercando di non pensare alle "reazioni avverse", tenendo per me ogni timore, ma orgogliosamente fiera delle mie priorità. 

La paura e il senso di inviolabilità lo lascio agli altri, a quelli che sanno tutto, che hanno capito tutto, che sono al di sopra di tutto, ma fuori da ogni principio di realtà. 

Lo lascio a chi può permettersi leggerezza. Io non posso. E' un lusso che non mi concedo perché ho il dovere morale e la responsabilità di essere presente, di fornire delle risposte, di elargire abbracci e sicurezze. 

Mi si definirà ingenua o condizionata dall'ingranaggio dei "poteri forti" che ci sottometteranno a schiavi e muto gregge. Può essere, ma a me non interessa. Io vado oltre. Non mi crogiolo nello stagno delle ipotesi, non mi abbandono a vaghe certezze. Non mi aggrappo e vecchie e nuove profezie. Volto le pagine, sfoglio i capitoli di questo fuggevole presente, apro le braccia e accolgo questo tempo nuovo, talmente innamorata di una piccola donna con gli occhi tristi da non riuscire a vedere altro. 

E questo, oggi, è tutto ciò che conta.










Alle donne vittime di mariti violenti posso solo dire: SALVATEVI!

Penso che ogni giorno dell'anno dovremmo ricordare le donne che subiscono violenza. Da figlia di una donna che di botte ne ha ...