sabato 8 marzo 2014

Corriamo coi lupi, coltiviamo le mimose del cuore


Ho lottato, manifestato, provato sentimenti di solidarietà ed empatia. 
Ho creduto nelle Donne, nell'eguaglianza, nel diritto ad essere riconosciute e a riconoscerci. 
Sentivo le Donne sorelle. 
Ho manifestato fuori dalle fabbriche.
Ho partecipato a collettivi.
Ho gridato slogan sulla riappropriazione del corpo.
Ho affrontato la trincea dei posti di lavoro per farmi riconoscere come "giornalista" e non come Donna che scriveva per hobby. 
Sono stata discriminata in ambienti dove il  99% erano uomini, per lo più pettegoli e maldicenti. Con dispiacere, in quegli stessi ambienti, non ho mai incontrato la solidarietà delle altre Donne che, al contrario di me, sgomitavano come matte, riuscendo dove io fallivo.
Sono passati decenni e la società si è fatta liquida, come le relazioni, la cultura, l'informazione, i rapporti umani e familiari. 
Molte Donne, grazie al ventennio targato mister B, sono entrate in politica attraverso il solito iter, vecchio quanto il mondo, gradito e pilotato dai maschi dominanti.  
Altre sono diventate famose in televisione per la sola virtù dei loro corpi avvenenti, offerti in pasto dal mattino alla sera a passivi divoratori d'immagini, vuoti come i programmi che le ospitano. Per questi "successi" non ho provato rabbia, né gelosia, solo nausea ed imbarazzo.
Nel frattempo sono cresciuta, quasi invecchiata e oggi, a sentir ancora parlare di "quote rosa", "parità di genere" e simili sciocchezze da riserva indiana mi viene da piangere per il fallimento di tutti gli ideali che mi facevano sentire Donna tra le Donne, gioiosa portatrice di sogni gialli e profumati come mimose.
Quante e quante volte, credendoci fino al midollo, ho recitato in poesie e spettacoli "femministi" sulla discriminazione, sulla violenza, sulla sudditanza psicologica, peggiore di quella fisica! Parole ed impegno autentici che riecheggiano lontane ed oggi suonano vuote, non perché i problemi siano mutati o perché io abbia mollato la presa rivolgendomi ad altri ideali, ma perché le Donne sono cambiate, assorbite anch'esse nel sistema di non valori, svuotate di senso e specificità. 
La giornata della Donna negli ultimi anni è diventata la festa delle pizzerie, dei tristi spogliarelli maschili, delle minigonne in lurex, delle ultra sessantenni che sudano col trucco colato ballando sul cubo, dello squallore di serate organizzate per una Metà del Cielo che non riconosco e non mi riconosce.
Oggi, 8 marzo 2014,  sono più che mai convinta che i valori delle persone (umani, professionali, spirituali) siano da ricercarsi nella Qualità e non nel Genere. Il Genere ha fallito. 
Non siamo tutte in gamba.
Non abbiamo una marcia in più solo perché mettiamo al mondo figli (anche perché poi bisogna saperli crescere e bene)  
Non siamo tutte belle dentro e fuori. 
Non siamo tutte oneste.
Non siamo tutte dotate d'intuito e sensibilità.
Inoltre abbiamo imitato i maschi assumendone gli aspetti peggiori. Le teenager parlano come scaricatori di porto e diffondono selfies pornografici sui telefonini dei coetanei. Fanno sesso a scuola o in discoteca e stabiliscono la data entro la quale non essere più vergini per non fare la parte delle "sfigate". Alcune si prostituiscono per un paio di scarpe firmate o una ricarica di cellulare. 
Ci riconosciamo in queste ragazze? Immagino di no, ma prima di gridare allo scandalo dovremmo chiederci di chi sono figlie e interrogarci su cosa abbiamo perso per strada per ridurle e per ridurci così: distratte viaggiatrici in un mare di vacuità.
In una società profondamente sessista occorre ancora oggi lottare per il riconoscimento di una vera parità sociale, ma non penso si debba farlo comportandoci da uomini squallidi. 
In questo terzo Millennio, la sola lotta che ritengo valga la pena di essere combattuta consiste nel cercare di essere soprattutto persone migliori, con una cifra umana qualitativamente elevata, data da una militanza costante nella ricerca del Sé e della Bellezza, quella vera, non quella di cui tanto si parla di questi tempi e a sproposito. 
Sono convinta che solo le Donne che inizieranno a "correre coi lupi" segneranno il cammino verso una vera evoluzione. Natura selvaggia, ascolto profondo, verità, giustizia, amore per la natura e per i cuccioli, memoria del passato e rispetto degli antenati saranno il solo lasciapassare per un'autentica rinascita.  



"La donna selvaggia porta tutto ciò di cui una donna ha bisogno per essere e sapere. Porta il medicamento per tutto. Porta storie e sogni e parole e canzoni e segni e simboli. Riunirsi alla natura selvaggia significa fissare il territorio, trovare il proprio branco, stare con sicurezza e orgoglio nel proprio corpo, parlare e agire per proprio conto, in prima persona, rifarsi ai poteri femminili innati dell’intuito e della percezione, riprendere i propri cicli. 

La donna selvaggia è intuito, veggenza, colei che sa ascoltare. Lei è idee, sentimenti, impulsi, memoria. E’ colei da cui andiamo a casa. E’ quello che ci fa andare avanti quando pensiamo di essere finite. Lascia impronte ovunque ci sia una donna che è terreno fertile. Vive in un mondo lontano che a forza si apre un varco verso il nostro mondo".
Donne che corrono coi lupi – Clarissa Pinkola Estés

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