domenica 22 marzo 2015

Café Jerusalem, uno spettacolo da non perdere!

Il grande potere evocativo del teatro. 

Café Jerusalem di Paola Caridi, che ho visto oggi al teatro Duse di Genova con una grandissima Carla Peirolero, Pino Petruzzelli (che è anche il regista) e le splendide musiche dal vivo dei Radiodervish, sin dalle prime battute mi ha trasportata a Gerusalemme, una città che ho visitato, amato e mai dimenticherò.
In un attimo ho rivisto la città vecchia, le strade, i quartieri, i checkpoints, il muro del pianto. Ho annusato l'incenso dei riti Ortodossi.
Da Genova mi sono immediatamente ritrovata alle porte di Jaffa, Damasco, Sion, Dei Leoni. Ho risentito le voci, ho percepito, quando si parlava di un muro, le fredde pietre antiche delle strade e delle case, pietre insanguinate e segnate dal dolore di popolazioni infelici e diffidenti, separate e dilaniate dai loro assurdi Credo.
Sono entrata nella basilica del Santo Sepolcro, sono passata dalla bassa porta dei Copti e ho immaginato, una volta di più, le scarpe dei milioni e milioni e milioni di piedi che da millenni varcano la soglia della basilica consumandone i marmi bianchi, fino ad assottigliarli ed incurvarli.
Ho sentito le litanie e le preghiere dei culti cristiani che dividono a fette un Simbolo, frenato ad ogni mossa dal rigido Status Quo che regola i rapporti, le attività, i movimenti che si svolgono nelle basiliche dove la proprietà è comune a più confessioni cristiane. 
Attraverso il racconto dell'amore impossibile tra Nura e Moshe mi è arrivato dritto al cuore il dolore di una città divisa dagli uomini, dalla politica, dalle incomprensioni ataviche, dall’odio, dai soprusi e dall’ignoranza ottusa, quella che non pone domande e non chiede all'altro: chi sei veramente? Chi ami? Cosa sogni? In quale mondo vorresti vivere?
Ho camminato per il mercato e mi sono spostata tra i mille saliscendi di strade e vicoli per far passare i carretti frettolosi degli ambulanti. Ho bevuto caffè al cardamomo e succhi di melograno in un insieme tragico, stridente e dolcissimo di dolore e bellezza. 

Penso che uno spettacolo così debba essere rappresentato nelle scuole e fatto conoscere a chi, del conflitto arabo-israeliano, ha solo sentito parlare nei telegiornali senza capirci granchè, ma nonostante ciò annega nei pregiudizi e nei luoghi comuni.

Grazie a Carla Peirolero e a tutti i protagonisti di Cafè Jerusalem per il viaggio e i pensieri profondi che mi avete regalato.





















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