Da un certo punto in avanti non c’è più modo di tornare indietro. E’ quello il punto a cui bisogna arrivare".
(Franz Kafka)
Quando ho avuto chiaro questo pensiero? Le due volte che ho partorito. Nel momento dei dolori forti, quando avrei desiderato fare una pausa e ripensarci un attimo (scusi dottore...rewind...forse ho cambiato idea) ma la vita dentro di me aveva urgenza di farsi avanti. Una figlia. Un figlio.
Ed ecco la meraviglia del non ritorno: oltre al dolore, oltre alle paure, oltre agli occhi chiusi e ai denti stretti, oltre al respiro affannoso, oltre all'ospedale, ai suoi camici verdi e alle sue leggi, c'è una baia azzurra, un approdo dolcissimo nel mare della tranquillità. La mente, dopo il grande rito di passaggio, riposa finalmente nell'oasi di miele di un amore immenso, luminoso e unico, fino a lì solo vagamente immaginato.
Ed ecco il profumo straordinario di esistenze fresche, tutte nuove, da annusare, da vivere, da inventare. Manine che stringono forte. Occhi da guardare. Cuori da custodire. Promesse da mantenere.
E' da quel "non ritorno" che inizia il grande viaggio. Il più bello.
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