Adesso che siamo arrivati alla fine piango, ma prima dov'ero?
Il tempo, questo maledetto ticchettio che manca sempre e ci
sottrae ai molti doveri del cuore, altro non è che un alibi straordinario per esentarci,
salvando la faccia, dai piccoli e grandi doveri di una vita.
Sappiamo che una persona c’è. E’ lì, a portata di
mano e proprio per questo diventa sfocata, presente in un caotico sottofondo ma
poco illuminata, come quando in una fotografia mettiamo a fuoco solo e soltanto un particolare.
Le amiamo, quelle persone, però le diamo per
scontate come se dovessero rimanere con noi per sempre. Forti di questa fragile
convinzione le trascuriamo dimenticando che sono fatte di carne e sangue e come
tali delicate, deperibili, a termine.
Non so quante e quante volte avrei potuto percorrere quei
pochi chilometri in auto per due chiacchiere, per un caffè, per farla ridere come
ho sempre fatto sin da ragazzina, quando la zia mi ospitava a casa sua al mare e le piaceva sentirmi parlare, raccontare le cose dal mio
strampalato punto di vista ed imitare questo o quello.
Non era felice con suo marito, ma quando lui non
c’era i suoi e i nostri respiri (miei e di mia cugina) si facevano
immediatamente più grandi e scattava una meravigliosa complicità. Siamo state
bene insieme io, Laura e Paola, la mia zia preferita che si scocciava perché mangiavo troppa
frutta: in Liguria “costa cara” - diceva -
e con me in casa non durava più di due giorni. Però non mi sgridava;
cercava piuttosto di comprarne un po’ di più solo per me.
Durante le vacanze estive mi invitava da lei per alleviare
mia mamma dalle logoranti preoccupazioni di giovane vedova con due
figli piccoli e per stare con la mia amatissima cugina-sorella, anche lei
persa poi per strada tra le disattenzioni della vita e le grandi differenze che
ci caratterizzano. Da adulte, abbiamo sempre abitato a poca distanza; ci siamo anche
frequentate un bel po’ con le rispettive famiglie e figlie, poi
l’essere tanto diverse ha creato un’affettuosa indifferenza. Senza rendercene
conto, anno dopo anno, ci siamo trovate
separate da un muro di carta, ma insormontabile, fatto di : ci sentiamo; ci
vediamo; ti vengo a trovare…per poi non farlo mai o farlo controvoglia perché
coi parenti, si sa, va sempre a finire in noia anche quando ci si vuole bene.
Passa il tempo ed eccoci a fare i conti con la
malattia della zia (recidiva devastante di un vecchio tumore dichiarato
guarito) l’evento tragico ed inesorabile in cui, volenti o no, si è tutti
coinvolti in una solidarietà difficile da gestire fatta di disponibilità ed impotenza, di sentimenti appannati dalla quotidianità che riemergono prepotenti.
“Se hai bisogno ci sono. Chiamami in qualsiasi
momento”. Pensi ininterrottamente alla cosa "giusta" da fare e ogni impegno "inderogabile" fino al giorno
prima diventa magicamente derogabile, ma nello stesso istante in cui
pronunci quelle frasi nella testa parte la vocina severa che fa sembrare
stonato anche il più nobile proposito dell’ultima ora:
Dov’eri prima?; Perché non hai cercato di starle vicina quando era demoralizzata e ti telefonava? Certo la ascoltavi e la consolavi, ma chiusa nel tuo piccolo mondo fatto di mille e mille personalissimi casini ti sembrava che prestarle ascolto fosse la sola cosa che potessi fare! Poi ti osservi da fuori e non puoi fare altro che biasimarti, tu e la tua solidarietà tardiva e deficiente.
Dov’eri prima?; Perché non hai cercato di starle vicina quando era demoralizzata e ti telefonava? Certo la ascoltavi e la consolavi, ma chiusa nel tuo piccolo mondo fatto di mille e mille personalissimi casini ti sembrava che prestarle ascolto fosse la sola cosa che potessi fare! Poi ti osservi da fuori e non puoi fare altro che biasimarti, tu e la tua solidarietà tardiva e deficiente.
Ed eccomi qui con lacrime di coccodrillo ed inutili sensi di colpa a non dormire pensando a cosa posso fare ora, quando tutti ormai sappiamo che l’unico sollievo di cui godrà
avrà l’aspetto di una flebo o di una pastiglia della tanto desiderata terapia
del dolore: l’ultima benedizione prima di quell’addio che segnerà la parola
fine.
Mi hai commossa, scrivi parole che entrano nel cuore. Sei amorevole.
RispondiEliminaE' con il cuore che cerco di scrivere. Grazie Antonella.
EliminaGrazie...
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