mercoledì 9 maggio 2012

Ti amo, dunque ti uccido: in Italia sale in modo preoccupante il numero delle donne uccise dai loro compagni.




101 nel 2006, 107 nel 2007, 112 nel 2008, 119 nel 2009, 120 nel 2010, 137 nel 2011, 55 da gennaio ad oggi. E’ il drammatico bilancio delle donne uccise in Italia negli ultimi sei anni da uomini di ogni età che non hanno accettato l’abbandono o il conflitto con le  loro mogli o fidanzate e hanno esercitato una cieca violenza su chi dicevano di amare. 
Già perché di tutti questi omicidi, che lo scrittore Roberto Saviano ha recentemente definito una “mattanza”, il movente parrebbe essere proprio l’amore malato che sfocia in gelosia, insana passione, patologia.


Il 27 aprile scorso la cronaca nazionale si è occupata di Vanessa Scialfa, 20 anni, di Enna,  strangolata dal convivente di 34 anni dopo un banale litigio. Dopo il delitto, l’uomo ha avvolto il cadavere in un lenzuolo, lo ha caricato in macchina e lo ha gettato da un cavalcavia tra Enna e Caltanisetta. La furia omicida sarebbe scattata perché in un momento di intimità la giovane avrebbe pronunciato il nome dell’ex fidanzato. Ai poliziotti l'assassino, reo confesso,  ha raccontato che durante l’accesa discussione Vanessa si era alzata dal letto con l’intenzione di uscire di casa ma lui, sotto l’effetto di cocaina, aveva  strappato i cavi del lettore dvd e l'ha strangolata.
Questa storia è stata solo una delle tante che si sono consumate nel nostro paese con epiloghi tragici. Alla morte di Vanessa, in questi mesi ne sono seguite altre: punte di un iceberg  sommerso che minaccia donne di ogni età e ceto sociale.

Molte e diffuse violenze restano sommerse e sconosciute perché restano all'interno delle mura domestiche e non vengono denunciate. Nel nostro paese la mentalità patriarcale, specie al sud, determina ancora oggi situazioni di immensa e totale soggezione al maschio-padrone con donne-vittime che a causa dei loro silenzi diventano complici dei loro carnefici. 


Il triste primato di omicidi ci ha visti affibbiare il termine  “Femminicidio” in un documento ufficiale delle Nazioni Unite, in accoppiata con il Messico dove dal 1993 centinaia di donne sono state violentate  e uccise nella  totale indifferenza delle autorità. E altrettante sarebbero scomparse. Donne, ragazze e bambine che prima di essere uccise 

sono state sequestrate, torturate, mutilate, violentate, sottoposte a giochi erotici mortali. I loro corpi, in molti casi, sono stati poi sciolti nell’acido. In Messico e Guatemala, questi crimini vengono archiviati come “danno collaterale del narcotraffico” ma da noi con quale voce pensiamo di archiviare o ignorare un fenomeno crescente e preoccupante?
Dovremmo innanzitutto applicare pene più severe nei confronti di chi usa e abusa del corpo femminile, così come quello dei bambini nel caso dei pedofili. E poi si dovrebbe avviare una massiccia campagna educativa che a partire dall’infanzia sensibilizzi i minori al rispetto dell’altro sesso. 
Penso che il compito primario dell’educazione in famiglia sia insegnare a maschi e femmine il rispetto della donna, a partire dalla madre,  che non può e non deve essere considerata un oggetto, un accessorio, una domestica. Ad una ragazza, poi, dovremmo insegnare che il proprio valore non si misura attraverso la conquista o le attenzioni di un uomo e che le relazioni malate con maschi violenti, crudeli ed irrispettosi vadano abbandonate prima che sia troppo tardi.

Quante botte e soprusi deve sopportare una moglie prima di dire basta?. L'ultima
Le istituzioni, a loro volta, dovrebbero essere presenti sul territorio e aiutare realmente le donne che vogliono uscire da determinate situazioni e sudditanze. Tra le forze dell’ordine, poi, dovrebbero esserci corpi speciali (femminili) preparati e in grado di ascoltare e supportare la donna che chiede aiuto senza lasciarla sola balia del mostro di casa, che prima o poi colpirà anche i figli creando una catena di orrori e traumi senza fine.
Il cammino per la cosiddetta "liberazione" femminile è ancora lungo, ma solo cambiando la testa delle donne potremmo arrivare ad una trasformazione dal basso di una società ancora troppo arretrata, aggressiva ed incivile per un Paese europeo.



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