domenica 20 gennaio 2013

Alessandra e la neve....

Il lungo inverno e la neve erano diventati l’occasione per un appuntamento privato con sé stessa. La sua ora d'aria. 
Il silenzio ovattato imposto dai fiocchi copiosi e lenti in anarchica caduta libera, le faceva rimbalzare i pensieri dando loro ordine, rifugio, spessore.
Quello che normalmente percepiva come semplice intuizione, idea impalpabile o sfuggente, grazie a quella neve accecante, viva, incessante e lenta si trasformava in profondità, analisi, incontro intimo.
Era come se quel velo bianco, incontaminato e perfetto le suggerisse una scorciatoia, il modo più rapido di raggiungere il fondo - cuore del vulcano - e far conoscenza con ignoti angoli, spigoli, anfratti della sua anima sempre inquieta.

Il gelo improvviso le aveva raffreddato le ossa; disagio subito risolto con una coperta calda  stretta attorno al corpo e una tazza di tè fumante tra le mani. 
l

Non riusciva a staccarsi dalla vetrata affacciata sulla 
strada: 
i tetti rossi cambiavano rapidamente aspetto e così l'asfalto 
grigio, le ringhiere d'acciaio, le auto in sosta, gli ulivi e i 
sempreverdi.
Il lento susseguirsi di ore di bufera bianca e ventosa, dove 
l'assordante protagonista era l'avvolgente silenzio che 
trasformava la realtà quotidiana in incantesimo e stupore 
dando alla frenesia del giorno un ritmo tutto suo, aveva 
indotto in lei una rapida quanto inconsapevole 
metamorfosi.
Quei fiocchi leggeri, asciutti nel volo e umidi 
all’atterraggio, divennero chiave e metafora dei suoi 
processi di pensiero: aleatori, caotici,  incontrollabili e 
sfuggenti, ma solo fino a quando, come la neve sulle foglie, 
non si adagiavano lenti nel fondo del suo cuore e della sua 
mente sedimentando prima di sciogliersi in ipotesi, 
opinione, certezza, dubbio, ricordo, futuro.
Complice la neve, quell'inverno Alessandra lo trascorse 
così, alla finestra, contemplando e ascoltando il silenzio 
rumoroso dei fiocchi ora bianchi, ora neri della sua anima.

E non fu tempo perso.

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