sabato 25 febbraio 2012

"QUALCUNO IN BAGNO SI STA DIVERTENDO": SESSO A SCUOLA TRA QUINDICENNI




La scena è nota: due quindicenni dell’istituto per ragionieri di Bassano del Grappa sono stati sorpresi il 18 febbraio scorso durante l’orario di lezione, mentre facevano sesso nel bagno dei maschi.
A scoprirli è stato un compagno che al rientro in classe ha commentato: "Qualcuno in bagno si sta divertendo". Com’era prevedibile la notizia si è diffusa in un lampo, dentro e fuori la scuola, anche grazie alla cassa di risonanza di Facebook. 
I dirigenti dell’istituto hanno reagito in modo sorprendente: entrambi gli alunni sono stati sospesi, ma con misure differenti; un giorno a lui e ben quattro a lei per “l'aggravante” di essere entrata nei bagni maschili. In sostanza, per il preside, il problema non era tanto fare sesso a scuola ma farlo nel bagno sbagliato!
Con questa singolare punizione penso che la scuola abbia perso un’occasione: offrire ai ragazzi la possibilità di parlare liberamente di sesso, analizzando la realtà senza falsi moralismi e provvedendo a fornire loro un’adeguata informazione. Il tutto evitando le inutili sospensioni. 
Il primo dato da non sottovalutare è che si è notevolmente abbassata l’età della “prima volta”, ma non è aumentata, in proporzione,  l’educazione sessuale nelle scuole, dove ormai neppure gli insegnanti di Scienze contemplano più l’idea di parlare di questi argomenti con i loro alunni.
Il secondo dato su cui riflettere è che si sono amplificate ad ampio raggio le occasioni tramite le quali i ragazzi vengono a conoscenza della sessualità, ma non quella sana, fatta di curiosità, reciprocità e scoperta,  bensì quella distorta ed esibita fino alla nausea in video, tv, pornografia.
Di fronte a tanti vuoti la domanda che dovremmo porci è: come salvare i nostri figli da una concezione consumista del sesso? Come fornire un’informazione adeguata e non bacchettona, evitando che ciò che riguarda il meraviglioso mondo della  sessualità arrivi loro in faccia come un pugno, nei suoi aspetti peggiori, navigando sul web?
Se per un ragazzo di 15-16 anni vedere in rete le mille donnine nude e semi nude può essere fonte di sogni ed eccitazione, come potrebbe non provare le stesse emozioni guardando le foto postate su Facebook delle tante teenager che si atteggiano a Lolite proponendo un modello imitato, usurato e squallido?
E qui entrano in ballo i genitori. Possibile che non si accorgano di nulla? Possibile che non ci siano parole per spiegare ad una figlia che la donna è altro da questo? E ancora: possibile che in Italia il regalo più ambito dalle ragazze che superano l’esame di maturità siano un paio di tette al silicone? Possibile che le famiglie non dicano: poiché ti voglio bene, niente protesi ma solo doni al tuo cervello. Gli 8 mila euro dell’intervento usali per vedere il mondo (ma poi si possono fare regali tanto costosi per una banale Maturità?)
Le ragazze sono le prime e più facili prede del cliché imposto da un mondo ancora troppo maschile. Ecco allora il proliferare di profili di minorenni  più nude che vestite, disinibite e dal linguaggio esplicito. Da “Sex and the City” a "Secret Diary of a Call Girl" (Diario di una squillo perbene), ai videoclip dei rapper e in generale di tutta la neo-cultura di colore, il messaggio che passa è uno e uno soltanto: la donna, per essere attraente e “mostrare gli attributi” deve essere svestita, disponibile, accessibile.
Accade così che precoci e procaci teenager conciate da “Squillo perbene” o “Lady Bourlesque” soppiantino bellezze  acqua e sapone perché i maschietti, vittime a loro volta del bombardamento che li riguarda, notano solo quelle che somigliano ai modelli imposti dai media.
Seguo con attenzione il mondo dei Social Network, cerco di decodificare i messaggi indirizzati al pubblico giovanile che passano in tv e devo dire che la donna non ne esce mai a testa alta perché vittima del pericoloso misunderstanding che confonde emancipazione con disponibilità sessuale. Tale stravolgimento dei costumi, in barba alle sudate lotte del Movimento delle Donne, porterà a conseguenze sociali e antropologiche che saremo in grado di valutare solo tra molto tempo.
In una scuola media della provincia di Savona, lo scorso anno, girava tra gli studenti un tariffario redatto dalle ragazze: 10, 20, 30, 50 euro a seconda della prestazione sessuale. Il tutto per l’acquisto di una ricarica di cellulare o per potersi permettere borsa o scarpe griffate. Un caso tanto emblematico suggerisce emancipazione, intraprendenza o prostituzione? 
Penso che i primi responsabili di tanto degrado siano i genitori che continuano a vedere i figli come teneri virgulti e non si rendono conto della realtà. Il mondo cambia. La società cambia. I costumi cambiano. Quindi, tornando al caso di Bassano del Grappa, ritengo che  anziché sospendere i due quindicenni, il preside avrebbe dovuto aprire un confronto con i ragazzi e le loro famiglie per interrogarsi sui modelli che inducono a determinati comportamenti.
Da madre di un maschio ritengo doveroso insegnare a mio figlio che le ragazze sono da rispettare, a partire dall’offrire loro un posto diverso dal bagno di una scuola per fare l’amore. A mia figlia adolescente ho sempre spiegato che lei e solo lei poteva disporre del suo corpo; che il sesso era un valore e sarebbe stato bello farlo con sentimento e con un ragazzo responsabile (meglio se con un preservativo in tasca). Ad entrambi, infine, ho cercato di trasmettere una mia profonda convinzione: il corpo è una cattedrale, un "luogo" sacro e magico che non si devasta buttandosi via con droghe, alcol o sesso squallido.
Ma se contro le mie convinzioni un bel giorno, entrambi, decidessero di trasformarsi in “sex machines”, mi piacerebbe fosse una libera scelta e non una modalità dettata dalla moda. 
Di questo e non solo di regole sull’utilizzo dei bagni dovrebbero parlare, a mio parere, insegnanti, genitori e ragazzi della scuola di Bassano del Grappa. 

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