mercoledì 15 febbraio 2012

Scarpette da punta e anoressia: la coraggiosa denuncia di Marygarret

Il 15 marzo 2012 Marygarret (nella foto) sarà a Genova, Palazzo Ducale, ospite dell'associazione "Mi nutro di vita" in occasione della 1° Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla per la lotta ai disturbi del comportamento alimentare. 
Un frutto a pranzo. Uno yogurt a cena. Spesso è questa la dieta di chi danza. Un corpo etereo, diafano e perfetto si raggiunge solo con faticose privazioni. 
Maria Garritano, in arte Marygarret, 33 anni, di Cosenza, danzatrice del corpo di ballo del Teatro alla Scala di Milano, con il libro: “La verità, vi prego, sulla danza” edito da Italia Press, ha alzato il velo sulla crudele realtà di questa disciplina confermando ciò che molti già sapevano: la straordinaria leggerezza delle ballerine classiche è spesso frutto di un digiuno disperato. Di una fame infinita. Della rinuncia alla propria femminilità.
Scrive Mary: “Ho iniziato a ballare a tre anni. Mi piacevano l’odore di legno della palestra e quello delle tutine di lycra, le scarpette di raso con la punta imbottita. Crescendo l’impegno è diventato più serio e la palestra il mio mondo perfetto”. Cullata dalle note di Mozart e Chopin, Marygarret si trasferisce a Milano 16 anni dopo aver superato l’audizione per la prestigiosa scuola dell'Accademia Teatro Alla Scala. Ecco il suo racconto:
"<Devi rivedere la tua forma fisica>. Questa la frase più gentile che mi sentivo ripetere da certi insegnanti che non risparmiavano neppure battute del tipo <sei gonfia come un raviolo cinese> o <sei molle come una mozzarella>.
Io ero abituata a pensare al cibo come una gioia e quelle parole, per me, erano schiaffi. E’ stato così che ho iniziato a pensare che il talento fosse tutto nella magrezza. Cominciai una ferrea dieta fai da te: meno mangiavo più mi sentivo brava. Ne ho viste tante diventare anoressiche. Ho conosciuto ragazze terrorizzate all’idea di tornare a casa da mamme pronte ad umiliarle se si concedevano il lusso di un gelato fuori programma.
Per una ballerina forte e determinata, ce ne sono cento fragili e spaventate. Una mia collega giapponese che ha dovuto rinunciare alla danza a causa dell’anoressia, mi ha confidato che la sua paura di ingrassare era tale che, anche in ospedale sotto flebo, stringeva gli addominali per bruciare più calorie". 
Il racconto di Marygarret si estende anche ad altri aspetti della vita dei danzatori, fatta di sacrifici personali e familiari, compromessi, competizione esasperata. Il libro-verità ha determinato il licenziamento della danzatrice che non ha ricevuto alcun sostegno dalle colleghe e dai colleghi del corpo di ballo milanese. Ma lei, senza scoraggiarsi, ha aggiunto che proprio lì, Alla Scala, una ballerina su cinque è anoressica e una su tre non ha le mestruazioni. 
Sul caso Luca Gandolfi, capogruppo dell’Italia dei valori in Provincia di Milano, ha presentato un’interrogazione: “Chiediamo che venga organizzata un’audizione della Direzione della Scala in Commissione Cultura e Garanzia e Controllo. La Scala è una partecipata della Provincia e il Consiglio non può non prendere una posizione. L’invito va ovviamente anche alla Garritano che ci auguriamo voglia venire in Commissione a relazionare”. La ballerina ha accettato. 
Chi conosce il mondo della danza sa che la denuncia della Garritano è un sano grido di disperazione; una voce che si alza a svelare il dolore che si nasconde dietro ad un lavoro impegnativo, prestigioso ed unico, svolto da creature talvolta fragili che pagano un prezzo altissimo per immolarsi sull'altare dell'arte. Personalmente, quando assisto alla meravigliosa perfezione di quei corpi senza peso, scolpiti da ore e ore di allenamento, provo una duplice sensazione: da un lato l’ammirato apprezzamento per il duro lavoro e la ferrea disciplina che hanno plasmato quei fisici; dall’altro il disagio di assistere ed essere complice di un rito sacrificale esasperato che si consuma in nome del Dio della Bellezza. Non potrei concepire una vita senza l'armonia della danza, ma penso che il rispetto della fisicità di ognuno e l’amore per tutte le forme che la vita ci ha voluto donare, siano un buon punto di partenza, che non toglierebbe nulla all’espressività artistica della disciplina tersicorea. 
Certo, da spettatori, si rimane estasiati di fronte a tanta indiscutibile Bellezza, ma è sempre doveroso guardare oltre le apparenze. 


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